Approvata la Nature Restoration Law: un passo storico per la natura in Europa
Una svolta storica
La Nature Restoration Law è un regolamento importante che rientra nel Green Deal. Il Green Deal è il pacchetto di iniziative strategiche che vuole portare l’UE sulla strada di una transizione verde, con l’obiettivo ultimo di raggiungere la neutralità climatica nel 2050.
La prima versione della Nature Restoration Law era stata proposta dalla Commissione Europea il 22 giugno 2022, ma l’approvazione definitiva è arrivata soltanto lunedì 17 giugno 2024, dopo mesi di modifiche, negoziati e stalli, con il voto favorevole del Consiglio dell’Unione Europea e nonostante il voto contrario dell’Italia. Sebbene gli obiettivi e i contenuti del regolamento siano diventati meno ambiziosi rispetto alla prima versione presentata, la Nature Restoration Law resta un regolamento importante, che imprime una svolta storica nell’approccio alla conservazione della natura e della biodiversità. Per la prima volta in assoluto, infatti, un regolamento si concentra non solo sulla conservazione e protezione, ma specificatamente sul recupero della natura, laddove questa sia andata persa o danneggiata, negli stati membri dell’Unione.
Copyright European Union, 2023.
In che cosa consiste?
La Nature Restoration Law dispone obblighi e target specifici e vincolanti per il ripristino dei diversi ecosistemi – ecosistemi di terra, marini, d’acqua dolce e urbani – all’interno dei suoi confini. Gli stati membri, dando priorità alle aree protette Natura 2000, dovranno implementare misure di ripristino sugli habitat considerati in cattive condizioni fino a ripristinarne:
– almeno il 30% entro il 2030
– almeno il 60% entro il 2040
– almeno il 90% entro il 2050
Inoltre, il regolamento prevede che vengano realizzate misure specifiche per invertire il declino degli impollinatori al più tardi entro il 2030, per aumentare gli spazi verdi e la presenza di alberi in città e per aumentare la generale diversità delle caratteristiche del paesaggio, troppo spesso semplificato e impoverito dall’azione dell’uomo.
Gli stati membri dovranno pianificare e presentare piani di ripristino nazionali, mostrando come intendono raggiungere i target, e monitorare e riportare il progresso sulla base di indicatori condivisi a livello comunitario.
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Che benefici porterà?
I benefici saranno grandi e importanti, non solo per la natura e la biodiversità ma anche per le persone e l’economia. L’UE stima, infatti, che per ogni euro investito nel ripristino della natura, venga generato un ritorno economico compreso tra gli 8 e i 38 euro.
Cosa significa? Che se investiamo un certo ammontare di risorse nel ripristino degli ecosistemi, questi ecosistemi potranno fornire benefici, tecnicamente chiamati servizi ecosistemici – come, ad esempio, la fornitura di cibo, il miglioramento della qualità dell’acqua, l’impollinazione, il raffrescamento estivo degli ambienti urbani, la fornitura di materiali per l’edilizia e per l’industria, ecc. – il cui valore sarà dalle 8 alle 38 volte superiore all’importo investito. Un investimento vantaggioso, quindi, e che non possiamo più rimandare: basti pensare che più del 50% del PIL globale è legato alla natura e ai servizi che fornisce.
La natura è il fondamento dell’economia mondiale. Non solo: la natura è il fondamento della nostra stessa vita, e i benefici che il ripristino della natura porterà non sono solo di carattere economico: in generale, avremo città più vivibili, saremo meno vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico, tutto il sistema sarà più resiliente. Se la natura starà meglio, staremo meglio anche noi.
Cosa cambierà per il mercato e per le aziende?
Una volta che la Nature Restoration Law sarà pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea, il regolamento entrerà in vigore e diventerà direttamente applicabile negli stati membri. Come detto, il percorso di approvazione non è stato veloce né semplice. La proposta, infatti, era stata accolta con preoccupazione da alcuni partiti europei, che sostenevano che avrebbe comportato troppi vincoli e costi aggiuntivi per il settore agricolo e, di conseguenza, un aumento dei prezzi dei generi alimentari. La versione finale è un vero e proprio compromesso, meno ambizioso, rispetto alla proposta iniziale, ma resta un traguardo molto importante, che verosimilmente richiederà anche al mercato e alle aziende di fare la propria parte per contribuire al raggiungimento degli obiettivi. Entro il 2033, la Commissione valuterà gli impatti del regolamento sui settori agricolo, forestale e ittico, così come i più ampi effetti socio-economici dell’iniziativa.
L’entusiasmo nel mondo ambientalista è alto, la soddisfazione in ampie parti della popolazione civile è grande: tanto lavoro di associazioni, aziende e organizzazioni impegnate nella protezione della natura ha finalmente ripagato. Bisogna agire con urgenza per affrontare la crisi climatica e la crisi della biodiversità e questo traguardo ha tutte le carte in regola per restare nella storia come uno dei passi più importanti che siamo stati in grado di compiere in questo percorso.