È tempo di andare “sul campo” a toccare con mano i vivai e vedere come i villaggi lavorano la noce dell’albero di karité. La terra rossa qui è fertile e la vegetazione è ancora lussureggiante. Anche questo paese però è stato colpito da fenomeni siccitosi o alluvionali, che confermano che il cambiamento climatico non ha confini. Nei pressi di Tenkodogo abbiamo verificato le varie fasi della trasformazione della noce di karité. Trasformazione che ha mostrato tutti i suoi limiti: la fase di cottura in acqua bollente non risulta essere un fattore di contaminazione diretta della materia prima ma l’uso di acque superficiali anziché di pozzo possono contaminare il prodotto in modo irreversibile. Infatti in acque superficiali ci può essere una massiccia dose di pesticidi comunemente utilizzati nell’agricoltura familiare. Un altro punto critico è l’essiccazione a terra poiché è condotta nell’aia del villaggio in presenza di animali e in condizioni igienico sanitarie molto critiche. Con l’aiuto dei formatori locali abbiamo così suggerito alcuni piccoli accorgimenti, come l’essiccazione delle noci sopra un piano rialzato, che riduce il pericolo di contaminazione del prodotto.
Nei villaggi del progetto Risorsa Terra, ci viene spiegato che la maggiore minaccia alla crescita delle piantine messe a dimora è la presenza diffusa del bestiame al pascolo, soprattutto capre; per questo insieme agli abitanti si è pensato di adottare qualche accorgimento, ovvero protezioni con rami di piante spinose mentre, nel caso di famiglie con qualche disponibilità economica, è possibile adottare delle strutture di protezione miste con paleria di legno e rete di plastica o rami di piante spinose intrecciati (da preferire comunque alla plastica).
Al di là delle ovvie difficoltà, sono le parole delle famiglie del villaggio che ci fanno capire che siamo sulla strada giusta. Non solo, l’albero di karité è stato inserito come potenziale pianta da alimento per la famiglia, soprattutto per l’integrazione alimentare dei bambini. Nei villaggi visitati in prossimità di Dano, il tasso di attecchimento delle piante è stato elevato, con circa 9 piante su 10 vive dopo un anno.