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Nuove economie di montagna: riflessioni sul cambiamento in atto

A prima vista il termine “economia” richiama, quasi istintivamente, a concetti come l’amministrazione aziendale, la finanza, la gestione del denaro. Ma se al sostantivo “economia” aggiungiamo “di montagna” ecco che il termine assume tutto un altro significato, arricchendolo il senso e completandolo. Quando pensiamo all’economia di montagna la prima cosa che ci viene in mente ha a che fare con l’industria turistica: piste da sci, piste da snowboard, impianti di risalita. L’economia “della neve”, in altre parola. Ma non è questo l’argomento che c’interessa quanto, piuttosto, una tendenza che si fa sempre più evidente: il ripopolamento di borghi e comunità montane.

Il ritorno nelle comunità montane

Da tempo stiamo assistendo ad un fenomeno quanto mai curioso: nonostante la crisi economica diffusa e lo spopolamento dei borghi e delle comunità montane, da alcuni anni vediamo una tendenza totalmente inversa. Chi ha abbandonato la montagna e i campi coltivati per andare a lavorare in valle o in città ora ritorna nei luoghi che ha abbandonato, in cui è nato e cresciuto.

Vediamo così che le seconde de o terze generazioni tendono a far ritorno nelle case di propri nonni, magari con una mentalità “più aperta” e la volontà di fare impresa, di innovare alcune attività, forti delle competenze e delle esperienze maturate negli anni precedenti, esperienze formative e professionali che li hanno convinti a tornare nei luoghi che gli sono sempre appartenuti. Trovare una nuova identità, ritrovare un’identità perduta, offrire una nuova opportunità a se stesso o al paese montano; qualunque sia la motivazione che li spinge l’importante è che tutti condividono un senso di appartenenza con quella comunità montana.

Nascono così nuove forme d’impresa, spesso sotto forma di cooperative ma non solo. Si inizia anche ad investire nel settore del turismo, non quello mordi e fuggi, non il turismo di massa ma quello lento, esperienziale, sui servizi alla persona – forest therapy, forest bathing -, sull’allevamento e produzione sostenibili. Secondo i dati di Legambiente e Confcooperative ci sono già circa 150 cooperative di comunità ma siamo sicuri che siano molte di più.

 

La storia di Weng in Val d’Otro

Questa è la storia di Weng, insediamento montano situato a 1715 metri d’altezza ed ubicato nella Val d’Otro, territorio del Comune di Alagna Valsesia, in Provincia di Vercelli. In questo luogo, raggiungibile solamente con un’ora e mezza di cammino a piedi e totalmente isolato da ogni comodità cittadina puoi incontrare i “pellegrini di montagna“, diretti discendenti delle popolazioni walser che nel XIII secolo si stabilirono in questa vallata che ora tornano ad abitare le terre un tempo popolate unendosi a chi in montagna è nato o vive già da generazioni ma anche a chi, per il discorso sull’identità di cui parlavamo poco sopra, decide di fare della montagna la propria casa o la sede del proprio lavoro.

Che siano Wwoofers per una stagione o due, neo-rurali, “montanari di ritorno”, cittadini stanchi dell’aria e dell’ambiente di Milano o delle grandi città, cioè che è importante è che si sono trasferiti qui e che qualcosa li lega indissolubilmente: ciò che unisce questi individui non è più solamente una vicinanza territoriale, linguistica, genealogica, culturale o professionale, bensì un senso di appartenenza volontaria e consapevole.

 

Giulia Mascadri, nel suo libro “I nuovi pellegrini delle Alpi”, Meti Edizioni, 2016, lo racconta molto bene:

«Teatro delle azioni quotidiane sono pascoli, prati e campi coltivati che, oltre a permettere l’autosostentamento di Weng, fanno da cornice alle cinque baite walser della frazione. Al loro interno, chi sceglie un letto di paglia, chi di argilla e segale, chi di semplice legno, ognuno trova il suo nido per la notte; nella grande cucina comune, attorno alla stufa economica su cui bolle sempre della tisana di erbe di montagna, si sperimentano stili di cucine internazionali, si essiccano achillea e piantaggine per l’inverno, si imparano nuove lingue, si leggono libri di Goethe e Foucault e si imparano nuovi metodi per produrre forme di caprini; al centro della frazione la presenza di un grande forno a legna walser permette di produrre ottimo pane biologico e pizze di farine integrali su cui si fondono ingredienti olandesi e cileni, a simboleggiare la nuova sintesi culturale di Weng; la fontana frazionale con un ampio prato davanti funge da piazza in cui ritrovarsi per svolgere svariate attività: dal lavaggio dei bidoni del latte, alle lezioni di tai chi, alla raccolta del fieno e della legna.»

 

Le motivazioni che spingono a vivere e lavorare in montagna possono essere molteplici ma l’obiettivo è comune: iniziare un cammino su per un sentiero in salita alla ricerca di una vita di qualità, di un’esperienza che sia la più semplice possibile ma capace di arricchire mente e corpo, una vita spesso faticosa ma rigenerante ed in equilibrio con la natura. E’ proprio l’equilibrio uomo-natura già che stanno cercando e che trovano. Questi sono individui consapevoli che scelgono di creare un legame autentico con i luoghi in cui abitano, attivando un processo di permanenza che li porta a considerarsi parte del territorio, consapevoli e, di conseguenza, responsabili verso l’ambiente che li circonda e li ospita.

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